Con chi ti paragoni?

Quante volte al giorno ti paragoni ad altri, o confronti quello che sei, o che hai fatto, rispetto a quello che ti aspettavi di essere o di fare?

Ovviamente fare questo tipo di paragoni può essere anche una buona cosa se ti serve per avere stimoli ed ispirazioni per stare meglio e fare meglio. Qualcuno che ammiri puoi prenderlo come la dimostrazione che quello che vuoi fare è possibile, o una sfida che ti sei data/o può essere uno stimolo per un cambiamento che ti farà fare i passi in avanti che desideri nella tua vita.

Ma in molti altri casi i paragoni ti buttano giù, e generano un'insoddisfazione tossica, cioè cronica e negativa.

E quando accade tutto questo?

Credo che succede principalmente quando usi il paragone per giudicarti, o giudicare altri, inserendo le categorie del “buono e cattivo”, del “bene o male”, e generando l’idea di un vincente e di un perdente e che la tua vita, o il tuo lavoro, siano una sorta di gara.

Per evitare di cadere in questa trappola, che genera una costante insoddisfazione tossica, quello che potresti fare è:

  • imparare a paragonarti solo a te stessa/o nel passato, ed a pensare a te nel futuro, più che agli altri o ad aspettative ideali. Questo tipo di paragone ti farà sicuramente capire meglio i progressi che hai fatto e che puoi fare, invece di focalizzare la tua attenzione sul confronto con altri che hanno vite diverse dalla tua, sono partiti da un punto diverso dal tuo, hanno una storia differente e vivono in un contesto complessivo diverso dal tuo;
  • dare attenzione al progresso, al miglioramento, al percorso che stai facendo più che al risultato finale, tuo o di altri. Questo ti permette di vedere un “guadagno” (quello che hai ottenuto e stai ottenendo) e non la “distanza” (quello che ti separa da un risultato atteso);
  • ispirarti ad altri, ed a quello che sono e che fanno, ma poi domandarti quello che “vuoi” davvero tu, e non quello che “devi” in una logica imitativa di altri;
  • ricordarti che, quando ti paragoni a qualcuno che ammiri, non conosci davvero tutta la storia, i problemi, le difficoltà, gli errori o fallimenti di quella persona ma vedi solo aspetti più di facciata;
  • non perdere mai di vista il complesso della tua vita evitando di concentrare tutta l’attenzione solo su di un singolo elemento di paragone (una persona, una situazione nel tuo lavoro, un particolare della tua vita, e così via).

La tua vita è fatta di aspettative, di obiettivi, di progetti, di persone che ammiri ed è normale prendere questi elementi e fare dei paragoni.

Ma i paragoni possono alimentare la tua insoddisfazione se non li gestisci con attenzione e se li metti troppo al centro della tua vita facendone di continuo. Ti possono spingere a vivere vite che non sono la tua ed a distrarti da quello che è davvero importante per te.

Per evitare questo rischio è utile prendere i paragoni solo come uno stimolo a fare meglio, a progredire, avendo sempre voglia di rispettare la tua unicità e di creare il tuo percorso.

Meglio non utilizzarli per sentirti in gara con altri o con i tuoi “doveri”.

Il criterio più semplice che puoi utilizzare è questo: se il paragone ti dà un'energia positiva (magari ti fa sentire anche una paura, ma accompagnata da un desiderio di provare qualcosa che ti attrae in maniera positiva) allora utilizzalo, se invece ti fa provare un senso di giudizio, di invidia, di inferiorità allora credo sia meglio lasciarlo perdere perché vuol dire che non è quello adatto a te.

E tu che ne pensi? Rispetto come tendi a gestire i paragoni con gli altri o con le tue aspettative? E come ti sentiresti se imparassi a celebrare solo i tuoi progressi?

Segnala questo articolo a qualcuno che pensi possa averne bisogno e scrivimi a [email protected] se vuoi condividere le tue riflessioni con me.

Grazie per la lettura!

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