3 metodi per convincere te, o altri, a cambiare

Cambiare è un desiderio che proviamo molto spesso nella nostra vita, o è qualcosa che vorremmo facessero altri, a volte per il loro ed a volte per il nostro bene.

Ma spesso cambiare non è facile e da desiderio si può trasformare in un incubo, o in una delle peggiori frustrazioni.

Allora cosa possiamo fare per aumentare la probabilità di riuscire a cambiare qualcosa noi stessi, o di aiutare altri a farlo?

In questo articolo condivido tre metodi che ho appreso ascoltando Tali Sharot, una autorevole neuroscienziata londinese esperta di motivazione e di cambiamenti comportamentali.

 

Prima di condividere i metodi suggeriti da Sharot credo siano importanti alcune premesse.

La prima è che cambiare non è facile e che occorre mettere in conto quasi sempre delle resistenze al cambiamento, anche quando la nostra mente, o il nostro cuore, ci dicono che è la cosa migliore da fare, o ci sentiamo dire da altri che è quella più sensata per noi.

Ogni cambiamento, infatti, per piccolo o grande che sia, implica una dose di sforzo e ci mette in una condizione di incertezza. E sono proprio l’idea dello sforzo, e dell'incertezza che ne può derivare, (della serie riusciremo a cambiare o no? E poi il cambiamento avrà davvero gli effetti positivi che speravamo o no?) a generare in tutti noi un certo livello di resistenza al cambiamento.

Per questo la resistenza al cambiamento andrebbe compresa, accettata, messa in conto, non giudicata e non bisogna neanche prenderla come qualcosa che ci fa spaventare, o che ci segnala che non siamo pronti per il cambiamento o che non è quello che desideriamo davvero. E lo stesso vale quando vediamo resistenze al cambiamento da parte di altri che ci piacerebbe cambiassero qualcosa nella loro vita per stare meglio (dal peso corporeo, al lavoro, al partner, alla casa, al taglio di capelli…).

 

La seconda premessa è che, sia nel caso in cui vorremo noi essere protagonisti di un cambiamento, e sia quando auspichiamo che siano altri a cambiare, la condizione essenziale è quella di riuscire a mantenere un senso di controllo della situazione, cioè che il cambiamento non sia un dovere, o qualcosa che ci è imposto, ma qualcosa che possiamo davvero scegliere.

Tutte le volte in cui le persone sentono che il cambiamento, per quanto sensato e positivo possa essere sulla carta:

  • è frutto di un'imposizione altrui (o di una volontà altrui);
  • rappresenta l’unica soluzione possibile (quindi non ci sono opzioni tra cui scegliere);
  • e se non lo si attua ci saranno conseguenze negative;

possiamo stare sicuri che le resistenze al cambiamento saranno maggiori, o nell’iniziarlo o nel completarlo, e quindi è molto più probabile una situazione di fallimento, frustrazione, conflitto. Chi è genitore può farsi venire in mente numerosi esempi rispetto ai propri figli!

Questo accade perché abbiamo bisogno di sentire che siamo in controllo degli eventi, che possiamo scegliere tra qualche opzione, che prendiamo noi delle decisioni, altrimenti rischiamo di vivere il cambiamento come una condanna o una punizione più che come un’opportunità per stare meglio.

 

Un’ultima premessa è che, molto spesso, la resistenza al cambiamento appare quando la persona ha delle prefigurazioni negative rispetto a quello che potrebbe accadere se iniziasse a cambiare (dalla paura di essere giudicato un fallito se non si riesce nell’intento, al perdere alcune relazioni, solo per citare due esempi). In questo caso è importante riuscire a riconfigurare le attese che si hanno rispetto al cambiamento e farle diventare di segno positivo. Ad esempio magari se faccio un certo cambiamento alcuni amici potrebbero allontanarsi da me (prefigurazione negativa), ma potrei anche trovarne di altri più affini (prefigurazione positiva).

 

Ricordando queste premesse, i tre metodi che suggerisce Sharot per favorire un cambiamento positivo, in noi o in altri sono:

  1. ricercare dei rinforzi sociali. Siamo, infatti, più propensi a cambiare qualcosa quando sappiamo che altri hanno già fatto quello che noi vorremmo fare o che altri ci suggeriscono di fare. Per farti un esempio molto banale, ma su cui sono stati fatti tanti studi con dati statistici alla mano, se nelle camere di albergo troviamo un messaggio che ci ricorda quanto sia importante avere cura dell’ambiente, e ci chiede di valutare con attenzione se chiedere o meno il cambio della biancheria, facendo leva sul nostro buon senso, saremo molto meno propensi ad avere un comportamento positivo per l’ambiente di quello che invece tenderemo ad assumere se nel messaggio fosse scritto qualcosa del tipo “il 90% dei nostri clienti si prende cura dell’ambiente e non richiede il cambio giornaliero della biancheria”, perché in questo secondo caso tenderemo istintivamente a voler appartenere a questa maggioranza “virtuosa”.

Ma questo tema dei rinforzi sociali vale anche nel senso di ricercare persone che hanno affrontato, o stanno affrontando, un cambiamento simile a quello che vorremmo attuare noi, o far attivare da altri. Ad esempio, se siamo a dieta meglio non pensare di ricevere comprensione e sostegno dai nostri familiari, che magari non hanno l’esigenza come noi di dimagrire, e meglio cercare di entrare a far parte di un gruppo di persone che stanno cercando anche loro di dimagrire, perché il sentirsi parte di un gruppo che condivide con noi le medesime sfide ci rende più propensi ad essere coerenti con i nostri propositi di cambiamento.

Un’altra soluzione può essere quella di trovare quelli che in gergo vengono chiamati degli “accountability partner”, cioè delle persone a cui dare conto degli impegni che stiamo assumendo e dei progressi che stiamo facendo sentendo che sono persone che stanno facendo il tifo per noi, perché anche questa soluzione ci fornisce un rinforzo sociale, cioè da parte di altri, rispetto al nostro cambiamento.

 

  1. associare al cambiamento una ricompensa immediata. Uno dei problemi, infatti, che genera il cambiamento, è che richiede un’azione oggi a fronte di un beneficio che vedremo solo nel futuro (e che quindi come tale è incerto negli esiti). Esiste quindi una distanza temporale che può essere molto lunga tra i cambiamenti da agire ed i risultati da ottenere. Se devo iniziare a fare esercizio fisico per tornare in forma e perdere peso lo sforzo di oggi lo vedrò ripagato, forse, tra settimane o mesi a seconda del mio obiettivo. Questa distanza temporale è quella che spesso ci fa desistere dal mantenere cambiamenti positivi e ci fa arenare alla prima tentazione di ritornare alle vecchie abitudini. Per questo motivo è importante riuscire a crearsi anche delle ricompense immediate invece di dover aspettare solo il risultato finale. Magari sarò più incentivata a fare il mio allenamento quotidiano se so che al termine della mia ora di allenamento mi concederò la possibilità di occuparmi di un mio hobby, o di farmi una bella e lunga telefonata con una cara amica. Oppure se il mio compagno mi farà un complimento per come mi vede in forma (nel caso in cui sia stato il mio compagno a suggerirmi di fare attività fisica e sia quindi lui che auspica un mio cambiamento). Quindi se volessi anche favorire un cambiamento in altri, prova a capire cosa potresti fare tu per dare una ricompensa immediata, un rinforzo positivo per quello che l’altra persona sta facendo.

 

  1. riuscire a tracciare i progressi. Trovare un sistema che ci aiuta a visualizzare, a ricordare i progressi che stiamo facendo rispetto al nostro cambiamento rinforza la nostra volontà nel continuare a cambiare e nel rispettare i nostri propositi. Anche in questo caso ti racconto i risultati di uno studio seguito dalla Sharot. E’ noto che negli ospedali c’è un alto rischio di prendere infezione e che i principali agenti di trasmissione di virus e batteri sono medici ed infermieri. Pertanto un comportamento fortemente raccomandato sarebbe quello di lavarsi le mani tra un paziente e l’altro. Ma quanti medici lo fanno davvero. Nello studio effettuato presso un grande ospedale in UK è emerso che solo il 10% del personale sanitario rispettava questa pratica. Hanno, pertanto, invitato il personale ad aumentare la frequenza del lavaggio delle mani ed hanno messo anche delle telecamere per controllare le reali attività di lavaggio. Nonostante questo invito e questi controlli la percentuale non è salita. Si è, invece, riusciti ad arrivare al 90% quando, accanto ai lavandini, è stato messo un sistema automatico che faceva due cose: si complimentava con la persona dopo il lavaggio delle mani e dava un’indicazione del progresso che si stava facendo in termini di aumento percentuale della frequenza. Quindi per favorire un cambiamento prova a capire come poter tracciare i progressi che stai facendo o come puoi aiutare altri a farlo. E’ stato anche provato che rendersi conto che la sensazione di progresso ci dà più gioia del risultato finale che effettivamente otterremo.

 

Se questi tre metodi vengono usati contemporaneamente le probabilità di riuscire a sentirsi motivati, ed a produrre cambiamenti positivi, diventano molto, molto alte. E se ci pensi bene sono tutti metodi che non fanno altro che rafforzare il senso di controllo e di ridurre il senso di incertezza, che sono quelli alla base delle resistenze al cambiamento.

Infine, quando sei alle prese con un cambiamento tuo o di altri, e ti sembra difficile e temi di non poterci riuscire, prova a ricordarti di tutti i cambiamenti che hai già attuato nella tua vita e vedrai che conquisterai immediatamente più fiducia nelle tue possibilità.

E tu che ne pensi? Quali cambiamenti vorresti realizzare o far realizzare ad altri? Fammi sapere e scrivi a [email protected].

Grazie per la lettura!

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