Cosa è la co-dipendenza e perché può danneggiare le tue relazioni
Quante volte ti scopri a dare un consiglio anche se non ti viene chiesto? A preoccuparti se gli altri hanno problemi ed a starci male come se fossero i tuoi? A dare la precedenza ai bisogni degli altri anche a scapito delle tue esigenze?
Sembrano tutti comportamenti che denotano uno spirito empatico, altruistico, collaborativo.
Ma sarà proprio così? E soprattutto è giusto farlo se poi accumuli stress, delusione, frustrazione?
Il meccanismo che metti in atto, forse senza saperlo, si chiama co-dipendenza ed in questo video ti racconto come fare a riconoscerla.
Contenuti:
- Che cos’è la co-dipendenza
- I 10 segnali della co-dipendenza
- Conclusione
1. Che cos’è la co-dipendenza
La co-dipendenza è la tendenza a coinvolgersi eccessivamente nei problemi, negli stati d’animo, nei risultati degli altri, sentendoli come propri, come un affare che ci riguarda personalmente.
Il nome che esprime questo tipo di atteggiamento non è molto noto, e soprattutto può generare confusione, anche perché spesso le persone che hanno questa tendenza sono persone che direbbero di sé che sono molto autonome e quasi avrebbero fastidio ad essere associate alla parola “dipendenza”.
Ma, nella realtà, queste persone “dipendono” dal dover fare qualcosa per gli altri, o perché pensano che il loro valore dipenda dall’apprezzamento degli altri (il mito della brava o del bravo ragazzo), o perché facendo qualcosa per gli altri hanno la sensazione di avere più in controllo delle situazioni di disagio (dal momento che patiscono questo tipo di situazioni e cercano di evitarle per se stessi e per gli altri).
Potremmo dire che “dipendono” dal dover avere tutto sotto controllo ed in ogni caso mettono in campo dei comportamenti di aiuto non per libera scelta, o perché viene loro espressamente richiesto, e dopo aver fatto anche un’analisi delle loro esigenze, ma perché comandati dal proprio pilota automatico.
La co-dipendenza è un atteggiamento negativo in quanto genera una situazione stressante sia nella persona che la mette in campo e, molto spesso, anche nelle persone destinatarie delle attenzioni, dei consigli, degli aiuti della persona co-dipendente. In sostanza la co-dipendenza, nel lungo periodo, ha un impatto negativo sul modo in cui si sta in relazione con gli altri e molto spesso, quando una persona dichiara di avere delle relazioni insoddisfacenti con gli altri della serie:
- gli altri non mi capiscono;
- i miei sforzi ed il mio impegno non vengono riconosciuti;
- io mi faccio in quattro e gli altri non fanno nulla per me;
oppure quando una persona è esausta, senza energie, e dichiara:
- di non avere tempo per sé;
- di dover fare tutto da sola;
- di non sentirsi rispettata;
quasi sempre c’è un problema di co-dipendenza dietro, e per questo, per prima cosa è importante riconoscere i segnali attraverso cui si manifesta questa tendenza.
2. I 10 segnali della co-dipendenza
La co-dipendenza è insidiosa perché si nasconde dietro atteggiamenti apparentemente molto positivi e le persone che la mettono in campo sono in generale molto responsabili, sensibili, empatiche, e sono mosse dall’intenzione di fare del bene e di fare bene.
Ma si passa da un atteggiamento sano ad uno di co-dipendenza quando si manifestano uno o più di questi segnali (che solo la persona intimamente può dire di avere o meno).
Le persone co-dipendenti:
- pur essendo molto capaci di riconoscere e di accogliere le emozioni altrui, hanno difficoltà ad esprimere ed a comunicare agli altri le proprie emozioni, i propri bisogni, spesso perché temono che facendolo possono essere giudicate negativamente dagli altri (come deboli, egoiste, immature, solo per citare alcuni esempi);
- hanno la tendenza a compiacere gli altri, a dire di si, anche quando vorrebbero dire di no, a non esprimere un proprio giudizio o desiderio aspettando che lo faccia prima l’altro, e questa tendenza la mettono in campo perché hanno il timore che se esprimessero veramente quello che pensano o che vogliono, potrebbero generare dei conflitti, e le persone co-dipendenti non amano i conflitti e cercano in tutti i modi di evitarli;
- si adoperano immediatamente quando vedono qualcuno in difficoltà, quando sentono che qualcuno ha un problema, anche senza che venga richiesto un aiuto, perché non sopportano di vedere qualcuno in difficoltà e sentono talmente i problemi degli altri come fossero i loro che pensano immediatamente che l’unica risposta possibile sia intervenire (non tollerano cioè di stare nei problemi, ma vogliono di fatto quasi scappare dai problemi, farli fuori il prima possibile, con il rischio anche di non capire bene cosa questi problemi stanno ad indicare);
- non sono capaci di mettere dei confini, di dire dei no, di stabilire delle regole e quindi sono sempre a disposizione;
- hanno la tendenza ad essere molto comprensive ed a giustificare i comportamenti degli altri, anche quando sono negativi, minimizzando i problemi, pur di non vederli per quello che sono, al fine di evitare situazioni di possibile conflitto o di disagio per sé e per gli altri;
- antepongono sempre i bisogni e le esigenze degli altri ai propri, al costo di fare sacrifici, salvo poi patirne in privato, in nome del fatto che si pensa che se si mettono gli altri al primo posto si avrà apprezzamento o si eviteranno problemi;
- tendono a strafare, a fare sempre più del richiesto, con l’idea che in questo modo si dimostra il proprio valore, ma anche il proprio attaccamento, la propria dedizione e che per questo si verrà riconosciuti positivamente;
- si sentono frustrate, deluse quando gli altri non seguono i consigli che loro danno con tanta dedizione, impegno, generosità;
- tendono, di fatto, ad avere un atteggiamento molto severo e giudicante, sia verso se stessi, che verso gli altri, perché in qualche modo partono sempre dal presupposto di sapere, in fondo, quale sarebbe la cosa “giusta” da fare;
- cercano di avere tutto sotto controllo, perché questo dà loro sicurezza, dal momento che hanno paura delle situazioni di incertezza che sono potenziale fonte di conflitto e problematicità.
3. Conclusione
La co-dipendenza non è una malattia, non è un problema irrisolvibile, ed è una tendenza che molte persone hanno (spesso più di quante lo ammettono). E’ un atteggiamento che parte da intenzioni positive, ma che è principalmente mosso dalla paura: di non essere abbastanza, di non essere apprezzati, di non essere capaci di reggere situazioni di stress. Come tutte le condizioni governate dalla paura, ci sono delle competenze che ci possono aiutare ad uscire dallo stato di co-dipendenza per gestire la relazione che abbiamo con noi stessi e con gli altri in maniera più libera, meno severa e meno giudicante.
Il primo passo per acquisire queste competenze è proprio quello di riconoscere i segnali della co-dipendenza e per farlo potresti provare a segnarti, ad esempio a fine giornata, quali sono state delle situazioni in cui hai messo in campo uno dei segnali che ho descritto.
Questo è il primo, importante, passo per iniziare a cambiare questo stato.
Un secondo suggerimento è di scaricare la guida gratuita Re-start per iniziare a scoprire quali sono i tuoi comportamenti prevalenti e decidere quali iniziare a cambiare per stare meglio.
E tu che ne pensi? Ti ritrovi in uno o più dei segnali di co-dipendenza? O li vedi in qualcuno con cui lavori stabilmente? Se ne hai voglia scrivi un tuo commento alla mail [email protected], o fai leggere questo articolo ad una persona che pensi ne abbia bisogno.
Buon lavoro e grazie per la lettura!
© 2022
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