Che cosa ti fa vivere un'esperienza di "flusso"?

In questo articolo scoprirai cosa si intende per esperienza di flusso e come ti può essere utile per conoscerti meglio, capire cosa ti fa stare bene e cosa puoi fare per vivere più spesso questo tipo di esperienza, anche nel tuo lavoro.

 

Contenuti:

  1. Che cos’è l’esperienza di flusso
  2. Perché è importante essere consapevoli di questo tipo di esperienza

 

1. Che cos’è l’esperienza di flusso

L’esperienza di flusso è una espressione, forse non tanto bella detta in questa forma, che indica uno stato in cui facciamo qualcosa che ci procura una tale soddisfazione, un senso di immedesimazione, o di concentrazione, che ci fa perdere quasi la cognizione del tempo e dello spazio e ci fa sentire immersi totalmente in quello che stiamo facendo, ed in tutto questo ci sentiamo bene!

 

Sicuramente ti sarà capitato di viverla, e mi auguro anche che ti capiti abbastanza spesso, perché è proprio una bella sensazione da vivere.

Sono quei momenti in cui:

  • non ti accorgi di quello che ti succede intorno;
  • ti sembra che il tempo sia volato;
  • provi delle emozioni e delle sensazioni fisiche positive (un senso di rilassatezza, o di gioia, o di energia, o di apertura, o di serenità);
  • percepisci che c’è una sorta di allineamento tra quello che fai, quello che sei, quello che credi importante;
  • hai l’impressione che stai vivendo pienamente la tua vita.

 

Per vivere questi momenti non occorre fare grandi esperienze, bastano anche piccole cose, intime, che possono generare questo tipo di sensazioni. E si possono vivere anche al lavoro, non solo nella vita privata.

Questo nome, il “flusso”, è diventato famoso perché l’ha utilizzato un famoso psicologo ungherese dal nome impronunciabile (e per fortuna devo solo scriverlo) Mihaly Csìkszentmihalyi, per descrivere di fatto cosa determina la nostra “felicità”, intesa per lui come uno stato di benessere interiore.

Lui cioè sostiene che la felicità sia proprio vivere questi stati di “flusso” in cui ci sentiamo totalmente concentrati ed assorbiti in un’attività.

Che è un concetto un po’ diverso dall’idea che la felicità sia raggiungere uno stato in cui non facciamo nulla o non dobbiamo fare nulla.

Se tu volessi approfondire la tesi di Csìkszentmihalyi, ti suggerisco la lettura del suo libro “Flow” edito da ROI Edizioni, ma qui penso che sia utile aggiungere che le sue tesi si fondano su studi pluridecennali molto accurati che dimostrano che le persone che si sentono bene in maniera duratura nel tempo, e riescono a provare uno stato di intima felicità e soddisfazione, sono persone che sentono, cioè sono consapevoli, che stanno facendo delle attività in linea con quello che per loro:

  • è importante;
  • ha un senso, un significato;
  • valorizza il potenziale, cioè le caratteristiche, le doti istintive che ritengono di possedere.

 

Questo non vuol dire che sono attività in cui hanno delle prestazioni eccellenti, ma sono attività in cui hanno voglia di impegnarsi al massimo.

 

Per Csìkszentmihalyi, in sostanza, come scrive nel libro: “la felicità non capita. Non è la conseguenza della fortuna o del caso. Non la si può comprare con il denaro o ottenere per forza con il potere. Non dipende dagli eventi esterni, ma piuttosto da come noi li interpretiamo. La felicità, di fatto, è una condizione che va preparata, coltivata e difesa in prima persona da ognuno di noi. Le persone che imparano a controllare la loro esperienza interiore saranno capaci di determinare la qualità della loro vita, che è la cosa più vicina alla felicità che possiamo raggiungere”.

 

Ma è possibile vivere le esperienze di flusso, all’origine di questo concetto di felicità, mentre lavoriamo?

E a te è mai capitato?

Io penso che se ci rifletti, ed indaghi un po’, qualche idea può venirti e sarebbe una buona cosa capire quali sono le attività lavorative che ti fanno, o ti hanno fatto vivere, una esperienza di flusso.

E se proprio non ti viene in mente nulla rispetto al lavoro, prova a pensare alle attività che ti fanno vivere queste sensazioni di benessere quando non lavori, perché anche lì ci possono essere indizi utili per il tuo lavoro, attuale o futuro.

Magari parti per gradi e prova a riflettere se è più probabile che queste esperienze siano associate ad attività:

  •         che fai solo tu, o che fai con altri;
  •         se sono di tipo manuale o di tipo intellettuale;
  •         se sono con colleghi o con esterni (ad esempio clienti, fornitori, allievi);
  •         se sono al chiuso o all’aperto o in viaggio
  •         e cosi via, fino ad immaginare delle vere e proprie situazioni in cui pensi di aver provato delle sensazioni di flusso.

 

Solo per darti degli spunti a me capitano molto spesso quando scrivo, quando leggo qualcosa di particolarmente interessante, quando sono in un colloquio con una persona che per me è importante. 

 

2. Perché è importante essere consapevoli di questo tipo di esperienza

Direi che le ragioni sono due:

La prima è che, come sostiene Csìkszentmihalyi, solo nel momento in cui siamo coscienti, cioè siamo consapevoli che stiamo vivendo questo tipo di sensazioni (cioè le percepiamo oltre che viverle), allora il nostro cervello le elabora come esperienze positive per noi e ce le fa interiorizzare come qualcosa che produce un senso di benessere. 

Quante volte ti sarà capitato di vivere un buon momento e poi di dirti qualcosa del tipo “peccato, non me lo sono goduto!”, o “non ho capito fino in fondo quanto stavo bene!”. Questo accade perché il nostro cervello, nella maggior parte del tempo, tende a mettere, nel bene e nel male, il “pilota automatico”, mentre la nostra coscienza è lì proprio per farci rendere conto delle situazioni, e delle sensazioni, senza vivere nella modalità del pilota automatico, che ci anestetizza, in un certo modo.

 

Ma la seconda ragione, direi per certi versi ancora più importante, è che se siamo consapevoli di quali sono le attività che ci procurano una esperienza di flusso, allora possiamo, in maniera più intenzionale, cioè più strategica, cercare di fare in modo di aumentare la probabilità che la nostra giornata, la settimana, il mese contengano attività di questa natura, così da contribuire al miglioramento della qualità della nostra vita, anche al lavoro.

E non è una cosa così scontata…

Quando faccio domande del tipo: 

  •         “Cosa fai con piacere nel tuo lavoro?”, oppure 
  •         “Cosa ti fa stare bene quando lavori?”, oppure 
  •         “Di cosa avresti bisogno per fare attività che ti fanno stare bene nel tuo lavoro?”

Quasi sempre ricevo delle “non risposte”, ed occhi sgranati per il tipo di domanda, dicendo che è difficile rispondere…

Per questo credo che sia importante riflettere sulle attività che ti fanno sentire bene. Prova a pensarci, fai una lista, e se non ti viene in mente niente rispetto al lavoro rifletti su quello che ti fa stare bene fuori dal lavoro, e cerca di capire quelle attività che caratteristiche hanno che potresti “imitare” nel tuo lavoro.

Sono attività che fai da sola o con altri? Perché sono importanti per te? Che caratteristiche hanno? Quando le fai? Come le fai? Diventa un vero e proprio detective delle tue attività preferite e trova tutti gli indizi possibili…

E sei vuoi qualche spunto prova anche a consultare la guida gratuita che trovi nel sito sulle competenze, perché lì trovi tanti spunti sui tipi di attività che ti può piacere fare.

Io lo stato di flusso lo associo anche all’immagine di me in mare, nel momento in cui mi lascio andare ed inizio a galleggiare… ed il flusso mi aiuta a stare a galla, ma mi fa sentire anche leggera, ed anche in connessione con una grande massa di acqua che mi fa capire quanto sono piccola… ed anche quanto tutto da lì sembra più semplice e relativo rispetto a come lo vedo quando mi sento più oppressa dalla forza di “gravità”… che poi ci sarà anche un motivo per cui ha questo nome.

 

E tu che stati di flusso vivi o vorresti vivere? E come li visualizzeresti? Se ne hai voglia scrivi un tuo commento alla mail [email protected], o segnala questo articolo ad una persona che pensi ne abbia bisogno.

Buon lavoro e grazie per la lettura! 

© 2022

 



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