Il podio delle battaglie che sto “vincendo”… forse!

In questo articolo leggerai come affrontare tre problemi molto comuni in persone che pretendono molto da se stesse e dagli altri, che cercano di avere tutto sotto controllo e che affrontano tutto molto, forse troppo, seriamente.

 

Contenuti:

  1. Come dare voce allo “sponsor interiore”
  2. Come essere seri, ma non “drammatici”
  3. Come accettare di non poter avere tutto sotto controllo

 

Con il mio solito “ottimismo” metto già la parola vittoria ad alcune battaglie che sto sicuramente combattendo, ma che mi sembra anche stia vincendo…

Le voglio condividere perché sono battaglie che sento spesso nominare da molte persone e spero sia utile sapere cosa sto facendo io per provare a vincerle.

In base al livello di difficoltà che sto incontrando personalmente nell’affrontarle ecco il mio podio.

 

1. Come dare voce allo “Sponsor interiore”

Al terzo posto metto la battaglia per dare voce al mio “sponsor” interiore. Si, quello che mi dice che sto andando bene, che mi fa i complimenti, che mi fa venire voglia di sorridermi allo specchio. 

Tu ce l’hai? O meglio gli dai voce? Perché credo che nella maggior parte di noi la voce più potente, quella che parla sempre con il “megafono” è quella del nostro “critico” interiore, che non manca mai un appuntamento quando c’è da farci notare qualcosa di sbagliato, qualcosa che non va.

Ora io mi sono resa conto che tendo a fare questo gioco:

  • nella mia testa faccio parlare, quasi urlare, sempre il critico interiore
  • i complimenti, invece, me li aspetto dagli altri: amici, colleghi, partner, clienti

E qual è il rischio di questo gioco? Che dipendo dagli altri, che ho bisogno del riconoscimento degli altri per stare bene.

Ora, non fraintendermi. Credo che il riconoscimento degli altri sia importante e necessario, perché è un punto di vista importante da considerare, nel bene e nel male, cioè anche le critiche sono utili… Ma è anche vero che gli altri hanno le loro vite, e non sempre sono disponibili proprio nel momento esatto in cui avremmo bisogno di un complimento, di un rinforzo positivo.

Per questo è importante riuscire a dare voce anche al proprio sponsor interiore…

E mi sono resa conto che non è tanto corretto dare retta solo al critico, senza far parlare mai lo sponsor. Che ne pensi?

Quindi credo che stia vincendo questa battaglia perché ho iniziato a far parlare il mio sponsor, ha il vezzo di parlare in inglese… ma va bene così… ognuno ha il suo stile… E il tuo sponsor interiore come è, o come te lo immagini, se ancora non gli stai dando voce? E cosa potresti fare per farlo parlare di più?

 

2. Come essere seri, ma non “drammatici” 

Al secondo posto metto la battaglia della scuola…o meglio degli esami. Si perché io dico sempre che sono rimasta ai tempi della scuola, nel senso che concepisco tutto come una sorta di “esame”, anche le attività che non sono dei veri e propri doveri, ma dei progetti, delle sfide che ho deciso da sola. E fin qui la cosa potrebbe anche andare “quasi” bene, ma il problema è che i miei esami sono stati tutti molto drammatici, nel senso che li ho vissuti, e li ho fatti vivere, come se fossero una questione di vita o di morte.

Uno dei miei primi ricordi è l’esame che ho fatto in primina, per passare alla seconda elementare, e da lì è stata una sequenza di “drammi”, con sceneggiate, che oggi mi fanno molta tenerezza, tra libri sbattuti a terra, lacrime, gambe “ingessate” dallo spavento, per poi passare tutti gli esami molto brillantemente.

Morale? Oggi mi dico che non mi sono goduta momenti belli, vivendoli con una drammaticità eccessiva, perché ho sempre questa idea di dover dimostrare di essere “preparata” e superare l’esame con il massimo dei voti… 

Allora in questi ultimi mesi ho deciso di cambiare, a questa età sarei proprio una “ripetente”, altro che una allieva modello!

Quindi meglio provare a fare le cose mettendoci divertimento, piacere per quello che faccio, senza drammi, perché vorrei provare ad accumulare ricordi di avventure, anche difficili, di lavoro, ma vissute senza troppi patemi d’animo per bilanciare tutti i “drammi” vissuti in questo eterno periodo di scuola che mi ha intrappolato fino a poco tempo fa… E tu? Hai questo tipo di sensazione, o riesci a goderti quello che fai? Vivi tutto come se fossi un esame o come un’avventura?

 

3. Come accettare di non poter avere tutto sotto controllo

Ma al primo posto del mio personale podio c’è sicuramente la battaglia contro un detto popolare… Si stai leggendo bene…

E’ un detto popolare, o forse direi meglio una sorta di intercalare che, almeno quando ero piccola io (direi in realtà fino ai miei 18 anni) si usava nella città del Sud Italia in cui sono nata. Praticamente la situazione era questa, nel 99% dei casi quando ci si incontrava, ad esempio lungo il corso principale, e magari si prendeva un accordo per fare qualcosa insieme il giorno dopo, una delle due persone, come saluto, diceva sempre: “Se Dio vuole…”.

Ora io questa espressione l’ho letteralmente odiata… e mi scusino le Alte Sfere, perché non ce l’avevo, e non ce l’ho, con loro…

Odiavo questa frase perché alle mie orecchie è sempre suonata come una frase “passiva”, di rimettersi a qualcun altro, e di non poter fare nulla per far accadere le cose…

E quindi ho sempre fatto una sorta di “vanto”, o di sfida, quella di dire che io, con la mia proattività, con il mio super attivismo, avrei fatto in modo che le cose accadessero…

Si, lo so… può suonare un tantino presuntuoso questo atteggiamento, ma non c’era questo intento, la motivazione di base era solo di “ribellarmi” al timore della passività, di una arrendevolezza che pensavo negativa ai miei occhi di adolescente…

Ma negli ultimi anni, o meglio mesi, questa frase ha iniziato a suonarmi come un ritornello nelle orecchie… Cosa mi voleva dire? Non è che avevo preso un grosso abbaglio per tutta una vita? Non è che avevo frainteso e potevo darle un altro significato?

Ed un giorno, francamente ora non ricordo bene, ma presumo che fosse stato una sera prima di addormentarmi, è arrivata “l’illuminazione”: avevo combattuto per anni una battaglia senza senso e quella piccola espressione aveva una sua ragione! Ecco perché stava tornando nella mia testa con questa insistenza! 

Ma perché proprio ora?

Perché sono in una fase della mia vita in cui tante cose si vanno complicando, e la mia capacità di fare in modo che le cose accadano, nonostante tutto e tutti, rischia di essere fallimentare, o di costarmi troppa fatica…

E quindi ho capito che devo “mollare” ed accettare che:

  • non tutto è sotto il mio controllo
  • se le cose vanno diversamente da quello che pensavo (quindi se “Dio non ha voluto”), allora toccherà trovare, semplicemente, un’altra soluzione, senza fare grandi drammi…

Come sempre i detti popolari nascondono delle saggezze che sarebbe meglio non ignorare, quindi, alle tante persone che, come me, cercano di avere tutto sotto controllo, di fare di tutto affinché le cose vadano come prestabilito, come accordato, suggerisco due cose:

-       la prima è di continuare a fare piani, perché non credo che “Dio si opponga ai piani” e non credo che il motto a cui mi riferisco implichi qualcosa del tipo: “non fate niente, tanto ci pensa qualcun altro”;

-       la seconda, però, è di mettere in conto, nei piani, che c’è uno spazio di imprevisto, uno spazio da dare agli altri (che poi potete chiamare come volete, compresa l’espressione “se Dio vuole”) e che non ci si può innervosire per questo spazio, che può essere anche uno spazio interessante, di inaspettato, in cui possiamo costruire qualcosa di diverso dai nostri piani, ma che può diventare ancora meglio di quello che avevamo pensato.

In fondo, ed è per questo che penso di aver vinto la mia battaglia, aver fatto pace con questo detto popolare, mi fa sentire anche in una sorta di “compagnia” con un’entità superiore a me che partecipa agli eventi che mi riguardano… La vita è tosta, meglio avere alleanze potenti e di valore… Se Dio vuole…

E tu che ne pensi? Quale sarebbe il podio delle battaglie personali che stai vincendo? Se ne hai voglia scrivi un tuo commento alla mail [email protected] , o segnala questo articolo ad una persona che pensi ne abbia bisogno.

Buon lavoro e grazie per la lettura! 

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