Non correre il rischio di essere troppo disponibile

Ti capita mai di pensare che sei stata/o troppo disponibile, perché poi gli altri non hanno apprezzato quello che hai fatto per loro, o non hanno seguito i consigli che tu hai cercato di dare con tanta energia e passione?

Tendi sempre a dire di SÌ quando qualcuno ti chiede qualcosa, salvo poi pentirti perché questo va a discapito delle tue esigenze e priorità?

Se è così corri anche tu il rischio di essere troppo disponibile ed in questo articolo ti dò qualche consiglio per evitare di continuare a farlo. Questo non vuol dire essere “indisponibile”, ma vuol dire imparare a dosare la tua disponibilità e sarà un bene per te e per gli altri. Come sempre il troppo stroppia in ogni campo! Pensa alla tua disponibilità come il sale in cucina!



Contenuti:

  1. Chi sono le persone che corrono di più questo rischio
  2. Quali problemi genera un eccesso di disponibilità
  3. Come fare ad evitare questo rischio
  4. Conclusioni

 

 1. Chi sono le persone che corrono di più questo rischio

Nella mia esperienza le persone che tendono ad essere più disponibili sono quelle che hanno una o più di queste caratteristiche positive

  • generose;
  • motivate;
  • appassionate;
  • talentuose;
  • con un forte senso di responsabilità
  • che amano risolvere problemi

ma ne hanno anche alcune meno positive tra cui:

  • insicure (cioè cercano la loro sicurezza nel fatto di essere utili agli altri e nel riconoscimento che sperano di ottenere);
  • compiacenti (hanno paura che se dicono di NO verranno giudicate negativamente dagli altri o non avranno la loro approvazione o il loro affetto);
  • confuse (non sanno bene quali sono le loro priorità e si fanno distrarre dalle esigenze degli altri);
  • perfezioniste (precise fino a sforare nel perfezionismo a tutti i costi);
  • con difficoltà a delegare (con tendenza a voler avere tutto sotto controllo o a voler fare tutto da sole).

In genere alle persone super disponibili sembra del tutto naturale dare il massimo a tutti i costi, cioè anche quando questa disponibilità:

-       non viene espressamente richiesta o non viene concordata con chiarezza;

-       significa fare un lavoro o delle attività che altri non vogliono fare, senza che questo venga esplicitato;

-       comporta un sovraccarico eccessivo di lavoro per la persona, tenendo conto delle altre attività ordinarie di sua competenza.

Molto spesso questa disponibilità avviene sotto forma di attività che altri non fanno, ma che dovrebbero fare, e che la persona “disponibile” assume come proprie e si candida a farle, a volte senza neanche dirlo, semplicemente facendole. 

Sono sicura che in ogni organizzazione di lavoro, ma anche in famiglia, ci sono esempi di questo tipo, in alcuni casi si tratta di attività che sono state chiarite, magari nel corso di una riunione o che sono scritte in un mansionario, ma che poi la persona deputata a farle, per qualche motivo non le fa ed allora c’è una persona che si candida a farle al posto suo; in altri casi sono attività proprio figlie di nessuno, quelle che non si capisce chi debba fare e qualcuno, invece di portare la questione a chiarimento, più semplicemente si mette a farle per spirito di dovere e di servizio, con la speranza che poi qualcuno se ne accorga e faccia chiarezza.

C’è quindi chi riordina l’ufficio per tutti, visto che gli altri non lo fanno, chi aggiorna la reportistica per tutti, visto che gli altri non lo fanno, chi controlla alcuni documenti, visto che non si sa chi debba farlo, chi si mette a fare la pianificazione di un lavoro, visto che chi lo doveva fare non l’ha fatto ed è meglio arrivare alla riunione con il capo preparati, chi compila schede che altri non hanno compilato, e la lista potrebbe continuare all’infinito…

 

2. Quali problemi genera un eccesso di disponibilità

Un eccesso di disponibilità genera facilmente problemi sia per la persona che lo mette in campo e sia per il contesto rispetto al quale questa disponibilità viene spesa, che sia al lavoro, o in famiglia, o nella vita sociale, ad esempio con gli amici.

 

Per la persona i rischi principali possono essere:

-       un esaurimento fisico, o mentale, o emotivo per un eccesso di carico di lavoro, o di responsabilità, o di carico emotivo;

-      un senso di frustrazione e demotivazione per il mancato riconoscimento degli sforzi o per un riconoscimento inferiore a quello che la persona in qualche modo si attende (anche quando si è generosi in qualche modo ci si aspetta qualcosa…);

-       invidie o gelosie da parte di altri che, paradossalmente, possono interpretare queste assunzioni di attività come voglia di visibilità o tentativi di “rubare” attività altrui o di suscitare la benevolenza e l’ammirazione dei capi. Ma questa sensazione che crea una certa “distanza” si può paradossalmente creare anche in famiglia, o nella vita sociale in cui la disponibilità può essere fraintesa come voglia di stare al centro dell’attenzione. 

 

E ci sono rischi anche per il contesto verso cui si esprime questa disponibilità del tipo:

-       possibili confusioni organizzative perché si perde il riferimento di chi è responsabile di fare davvero determinate attività;

-       de-responsabilizzazione progressiva di persone che hanno già la tendenza ad assumersi poche responsabilità salvo poi poter “puntare il dito” contro chi ha “usurpato” la loro attività, soprattutto nel caso in cui ci sia stato qualche errore;

-       rischio di esaurimento proprio delle persone più valide e responsabili nel medio-lungo periodo con possibilità che le stesse commettano più errori per un eccesso di carico di lavoro.

 

E rischi simili ci sono nelle famiglie o nei gruppi amicali.


3. Come fare ad evitare questo rischio

Ovviamente la disponibilità è una qualità personale importante sia nel lavoro che nella vita personale e non vorrei lanciare il messaggio di non mettere in campo questa qualità. 

Se vai a cercare la parola nel vocabolario è ricca di significati e associazioni positive tra cui: l’essere ben disposti verso gli altri, affabilità, apertura, benevolenza, comprensione, gentilezza, sensibilità. Quindi è un grande valore possederle!

Ma quali condizioni puoi mettere in campo per evitare un “eccesso” di disponibilità?

Provo ad elencarti le principali:

-       cerca di puntare più sulla proattività che sulla disponibilità. La proattività è avere delle idee, fare delle proposte da cui far partire delle azioni nuove per risolvere problemi, partendo, comunque, da un confronto con gli altri su questioni che vengono “accese” per prime dalla persona. La disponibilità è il mettere a disposizione le proprie energie, il proprio tempo, le proprie risorse rispetto alla soluzione di problemi. La proattività è più legata all’avere idee, la disponibilità è più legata a fare qualcosa in prima persona. Se punti di più sulla proattività soddisfi comunque il tuo desiderio e la tua capacità di dare un contributo positivo, ma poi condividi in maniera più chiara con gli altri chi deve e può effettivamente fare le cose senza immaginare che debba farle necessariamente tu;

-       la disponibilità, quindi, deve essere sempre frutto di una negoziazione e di un confronto con qualcun altro, meglio evitare che sia una iniziativa solitaria sperando che qualcuno si accorga dell’atto di generosità fatto (non avviene quasi mai…);

-       la disponibilità deve essere un gioco del tipo “io vinco, tu vinci”, cioè deve portare un beneficio ad entrambe le parti, non può, quindi, implicare solo il “sacrificio” da parte della persona disponibile;

-       la disponibilità deve fondarsi su elementi di chiarezza a livello di motivazioni, tempistiche, modalità, passaggio di consegne, etc. (quindi per quanto tempo farò una determinata attività al posto di…, come la farò, quali altre attività dovrò sacrificare per evitare un sovraccarico, a chi farò poi il passaggio di consegne, come lo comunicheremo al resto dell’organizzazione, etc.);

-       la disponibilità, infine, come primo risultato, deve portare alla emersione del fatto che esiste un problema organizzativo (cioè un’attività che non viene fatta, qualcuno che non ha le competenze per farla, etc.) e che questo problema deve essere risolto e qualcuno se ne deve assumere con chiarezza la responsabilità.

Se non si fa questo passaggio la disponibilità diventa un modo, paradossalmente, per nascondere problemi organizzativi anziché risolverli.

 


4. Conclusioni

La disponibilità è davvero un ingrediente importante per ogni relazione umana, che sia nel lavoro o nella vita personale, ma credo che sarebbe proprio da considerare come il sale in cucina. Quando è troppo poco il cibo ha poco sapore, ma quando ce n’è troppo diventa immangiabile. In un buon piatto il sale c’è e non ci si deve accorgere della sua presenza, è questo il segreto anche della disponibilità e del suo dosaggio. Se ci dicono che siamo troppo disponibili o poco disponibili ci stanno dicendo qualcosa sul modo in cui abbiamo dosato il “sale” della nostra disponibilità. La buona notizia è che, come in cucina, si può sempre imparare a dosarla meglio.

E tu che ne pensi? In quali situazioni tendi ad avere un eccesso di disponibilità, o con chi? Cosa potresti fare per dosare meglio la tua disponibilità? Se ne hai voglia scrivi un tuo commento alla mail [email protected], o fai leggere questo articolo ad una persona che pensi ne abbia bisogno.

Buon lavoro e grazie per la lettura! 

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