Vuoi ridurre il tuo stress? Fatti queste 5 domande.

In questo articolo potrai vedere che effetto ti fanno alcune domande sul tuo stress, e le risposte che ti verranno in mente ti daranno ispirazioni utili per vedere quello che causa il tuo stress da un’altra prospettiva e capire cosa puoi fare per ridurlo e stare meglio
Contenuti:
- Cosa significa stress per te
- Quali domande potresti farti per gestire diversamente il tuo stress
1. Cosa significa “stress” per te
Ho la sensazione che la parola “stress” sia una delle più utilizzate nel nostro linguaggio quotidiano. Tu che ne dici? Abbiamo tutti mille buone ragioni, ogni giorno, per dirci stressati, ed in effetti spesso lo facciamo: lo ripetiamo a noi stessi ed agli altri. Ma ormai il rischio che corriamo è che, come tutte le cose che ci diciamo e diciamo troppo spesso:
- perdono quasi di significato;
- entrano a far parte della nostra vita e quasi pensiamo di non potercene più liberare;
- alla fine si finisce nel paradosso che “se tutto è stress, nulla è stress” e non riusciamo neanche bene a distinguere quello che davvero merita di essere considerato un fattore che ci produce stress (e che dovremmo eliminare) e quello che è solo un finto problema.
Per questo motivo la prima domanda che ti faccio è:
Cosa significa per te “stress” nello specifico? Quali sono, cioè le situazioni, i contesti che ti generano fastidio, e qual è il tipo di fastidio che tu reputi difficile da sostenere in questo momento della tua vita?
Ti domando questo perché, ad esempio, ci sono persone che possono essere infastidite da problemi fisici, come la mancanza di sonno, o il non mangiare regolarmente, che genera in loro una sensazione di stress. Mentre per altre questo non è assolutamente un problema e sono stressate dal fatto di vivere in un ambiente in cui ci sono persone “tristi” perché sentono l’umore degli altri e questo le fa stare male.
Ora non c’è uno stress più valido di un altro, uno di livello superiore ad un altro. Qui non si giudica, ma credo che sia importante conoscersi a fondo e capire quello che genera il nostro stress, nello specifico, quali sono i fattori che lo scatenano, e quali sono le cose che per noi sono fastidiose, faticose.
Quindi prova a pensare:
- Da cosa dipende nello specifico il tuo stress?
- Cosa ti stanca?
- Cosa ti irrita?
- Cosa non sopporti?
- Cosa ti toglie energie?
Tieni presente che anche per lo stress, e per i fattori che lo causano, vale una legge statistico-probabilistica, chiamata Principio di Pareto, che si applica a quasi tutto quello che facciamo, e che dice che il 20% delle cause determina l’80% degli effetti. Quindi anche rispetto al tuo stress, è altamente probabile che:
- un 20% di cause siano all’origine di
- un 80% del tuo malessere.
Pensando al tuo lavoro potrebbero essere solo specifiche attività che non ti piacciono, e non tutto quello che fai, oppure un determinato rapporto con un collega, e non tutto l’ambiente di lavoro, e così via.
Se con un po’ di sforzo riesci ad individuare questo specifico 20% di cause potresti:
- evitare di generalizzare il tuo stato di stress e pensare che ti vada tutto storto;
- riconoscere anche le cose positive;
- non drammatizzare;
- riuscire ad individuare più facilmente la soluzione specifica che riguarda quel 20% di cause che hai individuato.
Per riuscirci ti consiglio di provare ad elencare tutto quello che ti viene in mente quando pensi a te ed alla parola stress ed a metterlo per iscritto, così come vengono i pensieri.
Poi ti suggerisco di far passare un po’ di tempo (anche qualche minuto va bene) e di rileggere la lista che hai creato provando ad individuare quali sono i fattori davvero più rilevanti, quelli che compongono il 20% e che sono all’origine della maggior parte (l’80%) del tuo stress.
Poi andiamo alle domande successive per capire come fare a gestire i fattori che hai individuato.
2. Quali domande potresti farti per gestire diversamente il tuo stress
Quelle che citerò non sono, necessariamente, domande che vanno bene per tutti, ma credo che valga la pena leggerle in ogni caso, e provare a rispondere con sincerità per vedere se dalla risposta viene fuori qualche ispirazione, o intuizione, che fa al tuo specifico caso ed ai fattori di stress che hai individuato. Le 5 domande che ti propongo sono:
- Se mi metto allo specchio quanti dei fattori che ho individuato dipendono da me e quanto dagli altri? (Nella mia esperienza le persone molto stressate, ad esempio il cui stress deriva dal fatto che si riempiono la giornata di tantissime cose da fare, nella maggior parte dei casi sono loro stesse, per prime, ad “assegnarsi” tanti compiti, come a dover sempre dimostrare di essere brave, prestative, gran lavoratrici, etc.. Molte non hanno un capo che assegna loro compiti gravosi ed impossibili, oppure ce l’hanno, ma non è il loro capo che decide cosa devono fare in quanto si riempiono da sole di compiti, problemi, progetti, etc.. In questo caso basterebbe capire che si è vittima della sindrome del “primo della classe”, ricordarsi che non si è più a scuola, e ritornare ad una pianificazione più sostenibile delle proprie attività tenendo anche conto che più andiamo avanti e più quello che conta è la qualità e non la quantità delle ore che lavoriamo).
- Mi sto tenendo tutto dentro, rispetto al mio stress, perché penso che me la devo cavare da sola/o, o perché penso che è meglio non dire/ammettere che sono stressata/o? (Se la risposta è SI, il mio personale consiglio è di ripensarci. Il più grande segno di forza, di consapevolezza ed anche di umiltà e saggezza che possiamo mettere in campo è quello di capire quando, e a chi, chiedere supporto. Nessuno è bravo se fa tutto da solo, anche i grandi campioni che fanno, ad esempio, sport individuali, ammettono che i loro successi dipendono da una squadra, e se gli altri ci servono per arrivare al successo, a maggior ragione ci sono utili nei momenti di difficoltà, ed una delle competenze importanti da sviluppare è proprio quella di capire, di volta in volta, chi sono le persone migliori da cui farsi aiutare).
- Sento di governare la mia giornata lavorativa, nel senso che pianifico (e se opportuno condivido con altri) le mie priorità e mi tengo anche degli spazi liberi per le emergenze/imprevisti, oppure no? (Se la risposta è NO, molto probabilmente vuol dire che, pur lavorando tanto, lasci che siano altri a “dettare” le tue priorità, facendoti “saltare” da una attività all’altra, da un problema all’altro, e questo è già di per sé una fonte di stress, senza contare la dispersione di energie che potresti avere con questo “non” metodo di pianificazione e l’impatto che ne può derivare anche sulla tua autostima, come sempre accade quando non governiamo le situazioni…).
- Sono capace di dire di NO, quando mi propongono delle nuove attività da fare che reputo non sostenibili/coerenti con le mie priorità/carichi di lavoro? (Se la risposta è NO è ora di riflettere sulle tue competenze negoziali e sul perché ti senti sempre in “dovere” di dire SI a tutto e tutti, senza fare un filtro e senza mettere sul tavolo le tue condizioni, esigenze, bisogni. Altrimenti, oltre ad aumentare il tuo livello di stanchezza, rischi, inevitabilmente, di abbassare il tuo livello di autostima).
- Oltre che a pensare al lavoro, mi prendo cura di me, del mio corpo e della mia mente, adottando delle abitudini sane? - bere acqua, fare un’attività fisica che mi piace, mangiare del buon cibo, ascoltare della musica, ballare, meditare, stare nella natura- (Se la risposta è NO prova a riflettere sul perché non ti stai prendendo cura di te e considera che ci sono tantissimi studi scientifici che dimostrano che la nostra concentrazione e la nostra produttività migliorano enormemente se introduciamo queste abitudini. Basta che il nostro cervello sia disidratato per sentire molto di più la stanchezza…)
Spero che una o più di queste domande ti siano state di ispirazione per capire come fare a ridurre il tuo livello di stress. Se ne hai voglia scrivi un tuo commento alla mail [email protected], o segnala questo articolo ad una persona che pensi ne abbia bisogno.
Buon lavoro, con meno stress, e grazie per la lettura!
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